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web designer, calligrafo, giornalista, copywriter

architettura web, codice e poesia

tipografia web, responsive design, ui / ux design

html, css, jquery, php

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Alla fine dei giochi, il codice è solo uno strumento. Ma per chi da contare ha sempre avuto poco, la forma ingigantisce sulla sostanza, col codice che diventa quasi poesia quando il linguaggio sostituisce la lingua.
Il linguaggio, ovviamente, di scripting, marcatori, stili. Preprocessore d’ipertesti, foglio a cascata, ipertesto che sia. WordPress è il CMS con cui ho più familiarità ma mi sono mosso anche dentro altri quel poco che basta per capirne la logica, che alla fine è l’unica differenza sostanziale tra i tanti, adoro jQuery ogni volta come la prima volta che l’ho visto, produco design responsive e non riesco più a fare a meno della combo HTML5/CSS3 con relativi preprocessori.
Mi dicevano i programmatori che sono la logica e la mentalità, nello sviluppo web, a contare. Non i linguaggi. I programmatori. Ci convivo con i programmatori, e loro sì che difendono la categoria. Oltre ad ascoltare black metal. Io mi limito al web design, mi domando ciclicamente se è odio o amore quello verso l’OSX e derivati ogni tot di illustrazione raster/vettoriale orientata alle pagine web che produco, ma per non sbagliare senza il mio debian non mi muovo più da anni; mastico troppe ore al giorno photoediting, comunicazione visiva, webmarketing, SEO, social media, informazione digitale. Tutte quelle cose lì. Linguaggi a marcatori, però, soprattutto. Nel curriculum tutto il resto. Credo ancora che senza i carpentieri gli interior designer non se la tirerebbero tanto.
In sintesi, faccio i siti. Anche terribilmente low cost, per capirci.